I punti in cui si articola

• Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, la diffusione dell’Hiv/Aids

• Raggiungere entro il 2010 l’accesso universale alle cure contro l’Hiv/Aids per tutti coloro che ne hanno bisogno

• Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, l’incidenza della malaria e delle altre principali malattie

Lo stato dell’arte al 2005

Nei 25 anni da quando per la prima volta venne reso noto l’Aids è diventata la causa predominante di morte prematura nell’Africa subsahariana e il quarto più diffuso killer in tutto il mondo.

Più di 20 milioni di persone sono morte di Aids nel mondo dall’inizio dell’epidemia. E alla fine del 2004, la stima era che vivessero con l’Hiv 39 milioni e 400 mila individui, il numero più elevato mai registrato.

millenium 28Quasi due terzi di loro vive nell’Africa subsahariana, dove la quota tra gli adulti ha raggiunto il 7,2 per cento. A livello mondiale l’epidemia non mostra segnali di rallentamento: nel 2004 ulteriori 4 milioni e 900 mila persone si sono infettate con l’Hiv e si sono registrati 3 milioni e 100 mila decessi dovuti all’Aids, inclusi 500 mila bambini sotto i 15 anni. Nelle terre del sud Africa più colpite, l’Aids è una significativa causa di morte infantile in aumento.

Quasi la metà della popolazione che vive con l’Hiv è costituita da donne. Ma appena l’epidemia peggiora, la percentuale di donne e ragazze contagiate aumenta. Nell’Africa subsahariana il 57 per cento di chi è infettato dall’Hiv è femmina.

L’Aids non è solo causa di estrema sofferenza umana. Mette a dura prova i servizi sociali, inasprisce le disuguaglianze tra uomo e donna e il lavoro minorile e prosciuga la forza lavoro. Si prevede che le perdite di forza lavoro dovute all’Hiv/Aids raggiungeranno 28 milioni nel 2005, 48 milioni nel 2010 e 74 nel 2015 se non si provvederà a rendere largamente accessibile la cura.

Molte altre malattie stanno pian piano prosciugando la vitalità e la speranza della gente nel mondo in via di sviluppo. La malaria ogni anno spezza la vita di un milione di persone, per lo più bambini e si stima che abbia rallentato la crescita economica dei paesi africani in ragione dell’ 1.3 per cento all’anno. In assenza di dati complessivi risulta difficile capire se l’incidenza della malaria sia in crescita o in regressione. C’è tuttavia un piccolo segnale di miglioramento nelle regioni in cui la malattia è endemica.

La tubercolosi, che si pensava debellata, sta tornando aiutata dall’emergere di ceppi farmaco-resistenti e dalla vulnerabilità creata dall’Hiv/Aids. Le stime mondiali relative a nuovi casi si alzano leggermente ogni anno, anche se si crede che il grado di diffusione e la quota di decessi crolli di fronte all’aumento proporzionale di casi che ricevono cure adeguate all’interno di una strategia di controllo raccomandata a livello internazionale, nota come “Dots”. Se la tubercolosi possa essere ridotta tanto da raggiungere l’obiettivo del Millennium Develpment Goal entro il 2015 dipende da quanto rapidamente si potranno implementare programmi di controllo e quanto effettivamente essi siano messi in condizione di rapportarsi alle sfide rappresentate dalla co-infezione da Hiv (in particolare in Africa) e dalla resistenza ai farmaci (soprattutto nell’Europa orientale).

Non sorprende che tutte e tre queste malattie – Aids, malaria e tubercolosi – siano concentrate nei paesi più poveri. E che esse potrebbero essere ampiamente controllate attraverso l’istruzione, la prevenzione e, quando la malattia colpisce, l’intervento.