I punti in cui si articola

• Eliminare le disparità di genere nel campo dell’istruzione primaria e secondaria, preferibilmente entro il 2005, e a tutti i livelli di istruzione entro il 2015

Lo stato dell’arte al 2005

La Dichiarazione del Millennio promuove l’uguaglianza tra i sessi e l’empowerment delle donne come diritti umani di base. Sostiene altresì che riconoscere alle donne il loro giusto ruolo è il solo modo per combattere con successo la povertà, la fame, le malattie e per stimolare uno sviluppo davvero sostenibile.

I progressi ottenuti rispetto a questo goal si possono valutare misurando l’uguaglianza tra i sessi in tre aree specifiche: l’istruzione, l’occupazione, i processi decisionali nella politica.

La parità tra maschi e femmine nello sviluppo della scuola primaria dal 2005 è stata pressoché raggiunta nella maggior parte delle regioni. Fanno eccezione l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale e occidentale che devono mettersi in pari con indirizzi corretti e programmi. In queste stesse regioni progressi anche minori sono stati fatti nell’istruzione secondaria con meno di 80 ragazze iscritte su 100 ragazzi. Per quanto riguarda l’università le iscrizioni favoriscono le ragazze nelle regioni sviluppate, nei paesi europei del Commonwealth, in sud America, nei Carabi e nel sud-est asiatico.

L’accesso ad occupazioni retribuite, sicure in termini di guadagno e di riconoscimenti sociali, nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo è ancora inferiore per le donne rispetto agli uomini. Nonostante qualche progresso, le donne nell’Asia meridionale e occidentale e nell’Africa settentrionale ottengono ancora adesso solo il 20 per cento circa o meno, rispetto agli uomini, degli impieghi retribuiti in settori diversi dall’agricoltura. Dopo costanti miglioramenti in America Latina e nei Carabi le donne ora occupano ben più del 40 per cento degli impieghi retribuiti. E nel Commonwealth l’uguaglianza salariale nasconde una situazione lavorativa in via di deterioramento sia per gli uomini sia per le donne.

Il numero di seggi parlamentari appannaggio delle donne sono aumentati di continuo a partire dal 1990. Ma le donne in tutto il mondo occupano ancora soltanto il 16 per cento delle poltrone: solo il Ruanda e i paesi nordici si stanno avvicinando alla parità. In aggiunta, a tutto l’1 gennaio 2005, solo 17 paesi hanno toccato almeno il 30 per cento di rappresentanza femminile in parlamento, traguardo che era stato posto nel 1990 dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Dalla fine del 2004 sono 81 i paesi che si sono attivati in qualche modo – o stabilendo quote o riservando seggi in parlamento alle donne – per garantire la loro partecipazione politica.