I punti in cui si articola
• Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone il cui reddito è inferiore ad 1 $ al giorno
• Raggiungere un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, inclusi donne e giovani
• Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che soffre la fame
Lo stato dell’arte al 2005
Nel 1990 vivevano in povertà estrema più di 1 miliardo e 200 milioni di persone, il 28 per cento della popolazione dei paesi in via di sviluppo. Erano i più poveri dei poveri e combattevano per sopravvivere con meno di 1 dollaro al giorno. L’obiettivo del primo Milennium Development Goal è dimezzare la quantità di persone che soffrono la fame entro il 2015.
Nel 2001 la proporzione si è ridotta dal 28 al 21 per cento nel mondo in via di sviluppo: tra il 1990 e il 2001 quote di povertà estrema erano sparite rapidamente in gran parte dell’Asia – dove era sceso a 250 milioni il numero di individui che dispongono di meno di 1 dollaro al giorno – si erano ridotte lentamente in America Latina, si erano modificate leggermente in nord Africa e Asia occidentale, ed avevano avuto invece un incremento, dai livelli minimi in cui si trovavano, nell’Europa sudorientale e nell’ex Unione Sovietica in conseguenza della transizione politico-economica. Ma nell’Africa subsahariana, che già ospitava le più alte quote di povertà al mondo, milioni di nuovi poveri erano caduti nella miseria più profonda.
La fame è diffusa quasi come la povertà. Nel 2002 si stimavano in 815 milioni le persone che, nel mondo in via di sviluppo, avevano troppo poco da mangiare per soddisfare le minime esigenze di energia quotidiana. La proporzione di affamati era inferiore nel periodo 2000-2002 che tra il 1990 e il 1992 in tutte le regioni, fatta eccezione per l’Asia occidentale. Tuttavia il numero di quanti soffrivano la fame nel periodo 1997-2002 è aumentato.
La mancanza di cibo può essere più pericolosa per i bambini in quanto può ritardare il loro sviluppo fisico e mentale. Più di 150 milioni di bambini sotto i cinque anni nei paesi in via di sviluppo sono sottopeso, dato che ne determina più della metà delle morti e nei sopravvissuti è causa di malattie ricorrenti e crescita anomala. La malnutrizione infantile è determinata non solo dalla privazione, ma anche da malattie infettive e mancanza di cure.
sradicare-la-fameLa proporzione di bimbi malnutriti è inferiore ai dieci anni precedenti dappertutto, con i progressi più veloci nell’Asia orientale. Alcuni paesi poverissimi sono riusciti a ridurre il tasso di malnutrizione anche in circostanze molto difficili. Nonostante ciò nell’Asia meridionale almeno la metà dei bambini continua a essere sottopeso. Progressi irrilevanti sono stati fatti nell’Africa subsahariana, dove il numero dei bambini malnutriti è addirittura aumentato in parte in seguito alla mancanza di progresso, in parte per l’aumento generale della popolazione.
Guerre e rovesci economici sempre più spesso determinano crisi alimentari. Fin dal 1992 la proporzione di emergenze alimentari dovute a cause indotte dall’uomo, più che alla siccità, sono raddoppiate. Nel 2004 dei 35 paesi che hanno richiesto aiuti d’emergenza, la maggior parte dei quali in Africa, nella maggioranza dei casi vivevano situazioni belliche o postbelliche.
Vincere la fame è possibile, come hanno dimostrato più di 30 paesi – 14 dei quali nell’Africa subsahariana – che l’hanno ridotta almeno del 25 per cento negli ultimi dieci anni. Sostenere l’agricoltura è una chiave accanto alla riduzione della povertà, che richiederà un’occupazione dignitosa e produttiva per 530 milioni di persone, uomini e donne, che ancora vivono con meno di 1 dollaro al giorno.